Derry/Londonderry: una città, due nomi. Siamo ai confini occidentali dell’Irlanda del Nord, sulle sponde del fiume Foyle, nel capoluogo dell’omonima contea di Londonderry. Qui si è fatta la storia del Paese e se ne leggono le tracce in ogni strada, su ogni palazzo, casa e chiesa.
A spingermi fin quassù è stata proprio la voglia di scoprire il passato turbolento dell’Irlanda, qui dove sono accaduti alcuni degli episodi più violenti dei Troubles, gli scontri fratricidi tra unionisti e nazionalisti irlandesi che per tre lunghi decenni hanno scosso l’Ulster. (Avete presente la “Sunday Bloody Sunday” cantata dagli U2? Ecco, quella era una domenica di Derry del 1972).

La città ne porta il segno più evidente nel nome: i fedeli alla Corona britannica, protestanti per lo più, per rimarcarne il legame utilizzano Londonderry, gli indipendentisti cattolici prediligono Derry, considerato oggi il nome ufficiale.
Una disputa, quella sul nome, che va avanti dal ‘600 e che non è stata mai del tutto sedata. Se siete nei paraggi, provate a dare un’occhiata ai cartelli stradali, troverete che “London” è stato cancellato o aggiunto a seconda dei casi, oppure alla scritta fuori dalle mura della città “Londonderry West Bank Loyalists Still Under Siege No Surrender”: capirete subito che sebbene la pace sia stata siglata, la ferita nel cuore dei nordirlandesi non si è ancora rimarginata.

I monumenti innalzati in nome della pacificazione delle due fazioni sono ad oggi i veri simboli della città, come il gruppo scultoreo “Hands Across the Divide”, il Peace Bridge, un ponte ciclopedonale che collega le due aree di Derry sulla sponda est e ovest del fiume, e la Peace Flame, più volte oggetto di atti di vandalismo.
Per scoprire i segreti della città nel suo complesso, la cosa migliore è passeggiare lungo le mura seicentesche, rimaste praticamente intatte nei secoli (ragion per cui, Derry, non essendo mai stata espugnata, è stata soprannominata la “Città Vergine”). Da quassù è possibile osservare sia il tessuto urbano interno della Old Town con le sue splendide architetture gotiche e lo schema viario articolato in quattro strade principali a partire dalla piazza centrale (The Diamond) dove sorge il War Memorial, sia la città nuova, caratterizzata da una distesa di casette e da giganteschi murales visibili anche da lontano.
Il percorso è puntellato da cartelli descrittivi che indicano tutti i luoghi d’interesse, come ad esempio l’Apprentice Boys Memorial Hall – emblema della resistenza opposta allo sbarco di Giacomo II sull’isola da 13 giovani che lavoravano come apprendisti e simbolo dell’assedio di Derry – e la Cattedrale di San Columba, la prima cattedrale protestante costruita in Europa.

Le mura di Derry sono tra le meglio conservate d’Europa, si estendono per oltre un miglio, innalzandosi fino a 8 metri, e mantengono inalterate le porte d’accesso, i bastioni e i cannoni. Furono costruite in circa 5 anni per difendere i colonizzatori scozzesi e inglesi insediatisi durante il periodo della plantation dell’Ulster.

Il viaggio nella storia prosegue poi nei principali musei cittadini: da non perdere il Tower Museum, ma ancor di più il Free Derry Museum dove viene ripercorso l’orrore dei Troubles, con materiale d’epoca in gran parte donato dai cittadini, sino alle recenti inchieste che hanno cercato di far luce sulla strage della Domenica di Sangue. Questa ha avuto luogo proprio nel quartiere cattolico di Bogside, dove si trova il museo, caratterizzato dai murales dell’IRA, del Movimento per i Diritti Civili e tantissimi altri ancora in memoria dei disordini, delle sue vittime o semplicemente inneggianti alla pace.

Il faccia a faccia col passato in questa zona è spiazzante e se siete interessati a saperne di più (soprattutto ora, in tempi di Brexit!) vi suggerisco di fare un salto a Belfast, raggiungibile in pullman o in treno, oppure di recarvi al confine con la Repubblica d’Irlanda dove in alcuni punti sono ancora in piedi i resti dei vecchi check point.
Su Netflix la serie “Derry Girls” ricostruisce in chiave ironica e pittoresca la vita in Irlanda del Nord durante i Troubles e se avete un po’ di familiarità con l’inglese, guardandola in lingua originale, riuscirete a cogliere le sfumature di accento nell’inglese parlato dai protagonisti.
Detto ciò, dopo aver fatto una bella scorpacciata di storia irlandese, è tempo di passare al folklore. Insieme al whiskey, non c’è niente di più irish di Halloween (in gaelico Samhain), nato sull’isola di Smeraldo circa 3000 anni fa. E Derry ne è la madrina indiscussa, tanto da essere conosciuta nel mondo per ospitare la più incredibile festa di Halloween d’Europa. (Per questo, secondo me, il periodo migliore per programmare una visita alla città è in occasione del 1° novembre).
Stando alla leggenda irlandese, in questa notte dell’anno gli spiriti vagavano tra i mortali i quali, per allontanarli, accendevano dei fuochi e portavo in processione delle rape svuotate. Erano le rape infatti e non le zucche (utilizzate solo più tardi dagli immigrati irlandesi e scozzesi negli Usa) a essere utilizzate come lanterne e la luce posta al loro interno stava a simboleggiare l’anima imprigionata nel purgatorio. Secondo alcuni, lo stesso termine Halloween rimanderebbe all’atto di scavare la rapa o la zucca, in inglese “to hollow”.
L’ultima settimana di ottobre, ogni anno, sfila per le strade una parata a tema, si tengono spettacoli notturni sulle mura, concerti nella piazza antistante alla Guildhall, all’interno della quale hanno luogo laboratori ed eventi per tutte le fasce d’età. Senza contare poi i fuochi d’artificio sul Foyle, lo street food a tema Halloween, le luci, le decorazioni, il luna park lungo il fiume e le persone mascherate.
Insomma, un’atmosfera decisamente magica in cui il clima freddo nordirlandese, a tratti ventoso con una spolveratina di nebbia, contribuisce in modo non indifferente a dare alla festa la giusta scenografia.
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