La grande bellezza del Parco Villa Gregoriana a TIVOLI

Chi cerca, trova. E io, in questa estate tutta italiana, me la sono andata proprio a cercare! Volevo la magia, la natura selvaggia, ma anche la storia, il mito, l’archeologia, e così ho trovato il Parco Villa Gregoriana di Tivoli. Un posto ideale per chi intende fuggire dal caos cittadino e fare il pieno di sublime bellezza.

Parco Villa Gregoriana – vista dell’Acropoli

Non avevo mai sentito parlare di questo luogo, lo ammetto. Anche perché avevo sempre associato alla città di Tivoli le due meravigliose e più note Ville – Adriana e d’Este – e (ingenuamente) mi sembrava già abbastanza. Invece, facendo un po’ di ricerche online, in cerca di ispirazione per una gita ferragostana, mi sono imbattuta nel Parco Villa Gregoriana. Questo è stato concesso in comodato dall’Agenzia del Demanio al FAI – Fondo Ambiente Italiano nel 2002, il quale si è occupato del suo recupero dopo decenni di abbandono.

Era diventato una sorta di discarica cittadina, tanto che sul cancello d’ingresso era stato affisso un cartello che diceva: “CHIUSO PER MENEFREGHISMO”. E non c’è bisogno di aggiungere altro…

Il Parco sorge in un’area naturale di enorme fascino: una sorta di canyon prodotto dal fiume Aniene in cui si intrecciano sentieri, boschi e grotte. Nel corso dell’800 è stato poi trasformato in un giardino romantico, tappa obbligata del Grand Tour in Italia.

Protagonista del Parco è la colossale opera di ingegneria idraulica realizzata durante il pontificato di Gregorio XVI (dal quale appunto prende il nome), che destò grande interesse nei letterati e intellettuali dell’epoca.

Nasceva dalla necessità di proteggere Tivoli dalle pericolose esondazioni del fiume che nel corso dei secoli avevano messo in pericolo il centro abitato. Dopo l’ennesima spaventosa catastrofe, lo Stato Pontificio decise di farsi promotore di un concorso pubblico europeo, dal quale uscì vincitore l’ing. Clemente Foschi.

Il suo progetto prevedeva di canalizzare le acque del fiume in due cunicoli paralleli scavati nel Monte Catillo (1832-1835), aggettanti in una Grande Cascata, ad oggi seconda in Italia solo alle Cascate delle Marmore, con un salto di 120 metri!

La Grande Cascata – vista dall’alto

Con l’occasione, il papa ordinò la sistemazione dell’intera area così da farne un grandioso parco pubblico secondo il gusto dell’epoca. Vennero realizzati passaggi tra le pareti rocciose, ricollocati resti archeologici e piantumati arbusti e alberi.

Il cammino all’interno della valle – chiamata allora “Valle dell’Inferno” – è scosceso e tortuoso. Una vera discesa nella pancia della terra. La terrazza che si affaccia sulla Grande Cascata è il primo punto di approdo del percorso, si prosegue poi verso i resti della domus di Manlio Vopisco, riemersi proprio durante i lavori di riqualificazione, e infine sempre più giù, dentro al cuore della forra.

Arrivati in fondo, lo scenario che si spalanca alla vista dei visitatori è uno dei più spettacolari a cui si possa assistere: in alto il Tempio di Vesta e l’antica acropoli romana, in basso cascate e cascatelle e tutt’intorno la roccia scavata dall’azione combinata dell’acqua e dell’uomo. Queste caratteristiche spiegano perché sia diventato nel corso dell’800 un luogo prediletto dai romantici, come Goethe il quale la descrisse nel suo “Viaggio in Italia”.

Tunnel – Parco Villa Gregoriana

Un altro intervento di rilievo si deve al generale Miollis, capo delle truppe francesi che occuparono Roma all’inizio del XIX secolo. Durante quel periodo ordinò di scavare un tunnel finestrato per raggiungere la Grotta di Nettuno, un anfratto mitologico, idillico, la cui impenetrabilità lo rendeva un ambiente romantico per eccellenza.

Prima della realizzazione del cunicolo, infatti, l’unico modo per arrivare alla grotta era calandosi con una corda!

Tra scalette a serpentina e sentieri immersi nella vegetazione, il percorso giunge al termine approdando sull’acropoli, dove un tempo sorgevano un tempio rotondo (100 a.C.), che si ipotizza dedicato a Vesta e poggia su un terrazzamento artificiale, e uno rettangolare (150 a.C.), probabilmente intitolato al fondatore della città.

Di questi due edifici di culto resta molto poco, essenzialmente il basamento, qualche colonna e una minima porzione della copertura. Eppure è sufficiente a rendere l’idea di come dovesse apparire ai nostri antenati tiburtini: un luogo di ascesi, edenico e a tratti sovrannaturale.

Tempio di Vesta – Tivoli

L’ingresso al Parco costa 8€ ed è gratuito per gli iscritti al FAI.

Indossate scarpe e abbigliamento comodi e premunitevi di acqua prima di cominciare il percorso. Nel parco sono presenti panchine e toilette, oltre che piccole piazzole panoramiche.

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