Come un fiore nel deserto, la CALABRIA inaspettata del MuSaBa

Quando si pensa alla Calabria, l’arte contemporanea non è di certo la prima cosa che viene in mente. Anzi, a dirla tutta, non è neanche la seconda o la terza (parola di una che la frequenta da quando è nata)! Ciò non vuol dire che non ci sia, ma bisogna cercare a fondo. E così, in un sonnacchioso pomeriggio di agosto, ho scovato qualcosa di inaspettato e sorprendente: il parco museo MuSaBa.

La Foresteria – Art Residence, MuSaBa

Il MuSaBa è un centro di produzione e innovazione, creato sul finire degli anni ’60 dall’artista calabrese Nik Spatari e dalla sua compagna olandese Hiske Maas, oggi direttrice del museo. Si trova a Mammola, in provincia di Reggio Calabria, un luogo dimenticato da dio e dal genere umano. L’area copre un totale di 7 ettari e ingloba i resti stratificati di insediamenti precristiani, di un complesso monastico medievale, di un’ex-stazione ferroviaria e le opere site-specific di Spatari e altri artisti.

È un unicum nella Regione e tra i pochi in Italia di questo genere, paragonabile (almeno negli intenti) al toscano Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle. In questo parco-museo natura, arte, archeologia e storia sono in costante dialogo, nel tentativo di superare i limiti spazio-temporali, sensoriali e soprattutto culturali di un ambiente che spesso si è dimostrato ostile a qualsiasi forma di rinnovamento.

Concetto universale, MuSaBa

Il MuSaBa è un fiore nel deserto, da proteggere e valorizzare. È un ossimoro in cui la tradizione mediterranea si fonde alle avanguardie del Novecento. È un ibrido, armonico nella sua varietà artistica e nella vastità spaziale. È una rivoluzione silenziosa e mai conclusa, che abbraccia le contraddizioni della sua terra, la Calabria, e dei due fondatori, opposti e complementari come i colori amati da Spatari.

La Rosa dei Venti, MuSaBa

Fin dal parcheggio, al di sotto del cavalcavia della Statale Jonica, si viene accolti da una serie coloratissima di murales e installazioni, come le Maschere dello svizzero Bruno Sutter e la Sabalizard, che accompagnano il visitatore fino all’ingresso. Qui si può avere la fortuna di incontrare la stessa Maas, per poi giungere dritti al cuore del MuSaBa: il sogno di Giacobbe.

Si tratta di un’opera tridimensionale, anche detta la “Sistina della Calabria”, realizzata tramite l’uso di pannelli lignei ritagliati, dipinti e incollati come fossero dei bassorilievi. Occupa l’intera volta dell’ex-chiesa di Santa Barbara e parte dell’abside, dove si impone la figura biblica di Giacobbe, tanto cara all’artista scomparso nel 2020, avente le sue stesse fattezze. I colori sono accesi, quasi violenti. La scena è affollata e l’espressionismo dei corpi e dei volti vibrante. I riferimenti sono i più vari: da Pitagora al filosofo Campanella, passando per Michelangelo, per tutti il rinvio più immediato.

Il percorso prosegue verso la foresteria, uno spazio ricettivo completamente diverso, pensato per accogliere artisti, studenti o chiunque altro voglia vivere un’esperienza immersiva con l’arte, l’architettura e il paesaggio mediterraneo.

Questa sorta di residence d’arte dispone di 11 celle decorate, distribuite attorno a un monumentale chiostro mosaicato con scene bibliche, dove la sperimentazione cromatica basata sull’uso dei colori complementari diviene assoluta. Al suo interno svetta la scultura in ferro Ombra della sera, di 15 metri d’altezza, che Spatari volle dedicare all’artista Alberto Giacometti.

A ciò vanno aggiunte altre strutture, come la Rosa dei Venti e l’ex-stazione laboratorio, ed opere realizzate da artisti internazionali, quali Jin Jong Chen (La Fontana), l’americana Barbara Quinn, Alberto Coluccio con le sue Sculpture Wall, e molti altri ancora.

Il MuSaBa è molto ben indicato dalla segnaletica stradale, non si può dire altrettanto di Google Maps. È visitabile tutti i giorni, tutto l’anno. Il biglietto intero ha un costo di 10€, il ridotto 5€. Entrano gratuitamente i bambini fino a 6 anni.

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