Parigi è sempre Parigi.

Siamo noi a non essere più gli stessi.

È inutile negarlo: i social ci hanno inevitabilmente e ineluttabilmente cambiato. Per decidere dove andare, cosa mangiare, che fare in una certa destinazione, ormai chiediamo aiuto a loro, a Instagram o TikTok, YouTube al massimo e sempre meno a Google. Questo non solo per “andare sul sicuro” – perché poi, in realtà, la fregatura è dietro l’angolo – ma per scattare la stessa foto che abbiamo visto sul profilo di qualcuno che seguiamo e che vogliamo replicare.

Ma non basta!

Personalmente sono sempre alla ricerca del giusto compromesso tra esteticamente bello, artisticamente (o storicamente) rilevante e interessante anche per i social. Quindi ho deciso di condividere in questo post quelli che secondo me sono i 10 luoghi da fotografare a Montmartre, perfetti per Instagram ma con una storia da raccontare!

1. La Halle Saint-Pierre

Halle Saint Pierre, Montmartre (entrata)

Il primo di questi luoghi da non perdere a Montmartre si trova ai piedi della collina su cui si innalza la Basilica del Sacro Cuore, in Rue Ronsard 2. Si tratta della Halle Saint-Pierre, un ex mercato ora centro d’arte che ospita un museo, una galleria d’arte naïf (o Art Brut), una libreria, un auditorium e una caffetteria. L’ingresso è gratuito, mentre l’accesso alle mostre temporanee è a pagamento.

Da notare, oltre ai libri e alle opere esposte, l’architettura che lo accoglie in stile Baltard, lo stile caratteristico delle halles – i mercati coperti francesi – in ferro, ghisa e vetro.

Prende nome dall’architetto Victor Baltard, il quale sperimentò questa combinazione di materiali in sostituzione della pietra, facendone il suo marchio di fabbrica. In giro per Parigi si trovano decine di altri esempi, Baltard viene infatti considerato uno degli artefici della trasformazione urbanistica vissuta dalla capitale francese nelle seconda metà del XIX secolo. La Halle Saint-Pierre ad ogni modo fu realizzata da uno dei suoi allievi.

Halle Saint Pierre, Montmartre (libreria)

2. La Basilica del Sacro Cuore

Sarà scontato citarla, ma non potrebbe essere altrimenti: la seconda attrazione in lista è la Basilica del Sacro Cuore.

Lei – la signora di pietra, la dama della collina – così bianca e imponente, non passa di certo inosservata ed è la protagonista indiscussa di qualsiasi tour del quartiere. Rispetto alle sue colleghe, è una giovincella come basilica, eppure nel giro di poco tempo è diventata un’icona della città.

La sua costruzione si data a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, ciononostante non solo vanta decine di comparsate al cinema che l’hanno resa più nota di altre (una tra tutte ne Il favoloso mondo di Amélie), ma offre una delle migliori viste sulla capitale. La sua cupola a 83m di altezza è il secondo punto panoramico più alto di Parigi. È perfetta da catturare da ogni angolatura, non senza un po’ di pazienza dato che normalmente è assediata dai turisti.

Basilica del Sacro Cuore

3. La “casa storta”

Spoiler alert: non c’è nessuna casa storta a Montmartre. Quella che avete visto su Instagram altro non è che un’ordinaria casa parigina con un pizzico di trompe-l’œil!

La "casa storta" a Montmartre
La “casa storta”

Questo edificio non ha alle spalle né una storia particolare, né un riconosciuto valore artistico. La sua fama è tutta legata ai social, dove è diventato popolare grazie a uno scatto che lo ritrae mentre “affonda” nel prato. Merita dunque di essere menzionato in questa lista in ragione della sua curiosa fortuna e… per svelarne il trucco.

Dove trovarlo? Salendo le scale che portano alla Basilica del Sacro Cuore, sul lato destro della rampa, lo vedrete sbucare al di là del giardino.

Ad essere in pendenza è – chiaramente – la collina, ma basta girare lo smartphone o la macchina fotografica… et voilà! Il gioco (prospettico) è fatto: l’effetto creato è, per l’appunto, quello di una casa storta che sembra lentamente sprofondare nell’erba.

4. Rue de l’Abreuvoir (la Maison Rose e Place Dalida)

Tra gli imperdibili di Montmartre non può non esserci Rue de l’Abreuvoir, la sinuosa stradina che congiunge due dei principali simboli del quartiere: la Maison Rose e Place Dalida.

Ci attende, invece, in fondo alla strada, la piazza dedicata alla cantante italo-francese Dalida, ritratta in un busto in bronzo, non lontano dalla casa in cui soggiornò. Si dice che la statua porti fortuna e che toccarne il seno, visibilmente usurato, assicuri la fertilità.

Rue de l’Abreuvoir

Busto in bronzo di Dalida

Da Place Dalida, inoltre, si può godere di una splendida vista sulla cupola della Basilica, la quale fiera – tra le fronde degli alberi e le casette ricoperte di edera – ci osserva e ci ricorda chi è la vera regina di Montmartre.

5. Le Moulin de la Galette

È uno di quei posti che in un lampo fanno riaffiorare i ricordi della scuola, un nome che rimanda subito a un’immagine. Anzi, a più di una in questo caso!

Il ristorante “Le Mouline de la Galette”, un tempo sala da ballo, è divenuto celebre grazie ai dipinti di Renoir, Picasso, Van Gogh e altri ancora che lo hanno immortalato in modi e momenti diversi della sua esistenza, consegnandolo per sempre alla nostra memoria e ai libri di storia dell’arte. Rispetto al passato le sue dimensioni sono state decisamente ridotte. Tuttavia il locale è ancora attivo, propone piatti di cucina tradizionale francese (pur avendo tolto dalla carta le galette inzuppate nel vino da cui prendeva nome) e mantiene inalterata quell’aurea mitica della Montmartre d’inizio ‘800.

Le Moulin de la Galette

6. Il Muro dei “Ti Amo”

È da molti ritenuto uno dei luoghi più poetici di Parigi, anche se mi sembra un po’ eccessivo. La poesia è un’altra cosa…

Si trova all’interno del piccolo giardino in piazza Jehan Rictus, noto punto di ritrovo degli innamorati parigini, appena fuori dalla fermata della metro Abbesses. Proprio qui, in questo appartato spazio verde, prende vita l’opera di Frédéric Baron e Claire Kito: un muro di piastrelle smaltate color blu, recanti la scritta “Ti amo”, ripetuta in 250 lingue e dialetti, per oltre 300 volte.

Il rovesciamento del concetto di “muro” è evidente, da simbolo di separazione e frontiera diviene infatti luogo di amore, di pace e di incontro. L’opera copre una superficie di circa 40mq, davanti ai quali le coppie di tutto il mondo si scambiano promesse, si concedono un momento di intimità, si riconciliano. Già, perché non si viene qui solo per celebrare il più alto dei sentimenti umani, ma anche per curare un cuore infranto, rappresentato dai frammenti rossi sparsi qua e là tra le scritte, che poco a poco potranno ricomporsi e tornare ad amare.

Il muro dei “Ti amo”, place Jehan Rictus

7. Il Moulin Rouge

Chi non conosce il Moulin Rouge? Praticamente nessuno, perché tra film, musical, videoclip e romanzi che spesso ne hanno enfatizzato, se non addirittura estremizzato, le vicende è diventato il più celebre cabaret al mondo.

Dal 1889, anno della sua apertura, i suoi spettacoli continuano a stregare clienti di tutto il mondo (colpa anche dello champagne?). Sono il ritratto di un’epoca idealizzata, quella della Belle Epoque, con i suoi incredibili costumi, la musica e i balli ammiccanti. Per non parlare dei grandi nomi che hanno calcato le sue scene, quali Liza Minelli, Colette, Edith Piaf. È il “padre” del can-can, le cui mosse sono state inventate dalla ballerina francese Louise Weber la quale, pensate un po’, prima di approdare al Moulin Rouge, lavorava proprio al sopracitato Moulin de la Galette.

Un fatto divertente, che non tutti sanno, è che il mulino non è mai stato attivo, è finto! Si tratta di un’imitazione di uno dei 30 mulini che un tempo popolavano Montmartre.

8. La fermata della Metro Abbesses

Non sono una fan della metro parigina, tutt’altro, ma la stazione Abbesses (linea 12) è indubbiamente bella e degna di un nostro scatto.

Innanzitutto, è la stazione più profonda della Metropolitana di Parigi e poi, lungo le pareti della scala a chiocciola che ci accompagnano fin sotto, a 36m di profondità, si può ammirare un maxi graffito realizzato da un collettivo di artisti tra il 2006 e il 2007. Ciò che cattura l’interesse, però, è quanto si vede in superficie, ovvero la splendida pensilina in stile Art Nouveau, realizzata dall’artista Hector Guimard, con balaustra in ferro battuto di colore verde, modellata seguendo dei voluttuosi motivi vegetali e floreali.

9. La casa di Theo e Vincent Van Gogh

Rue Lepic 54, casa di Théo e Vincent Van Gogh

Al numero 54 di Rue Lepic, ospite di suo fratello Théo, visse per due anni Vincent Van Gogh, prima di lasciare Parigi per Arles. Non si può entrare, purtroppo, essendo l’abitazione di un privato, ma passare da qui è comunque un’opportunità per rendere omaggio al grande artista, e alimentare il ricordo della sua stagione parigina.

Nello specifico, pare che i due vissero in un appartamento grande appena 36mq, al terzo piano di questo palazzo in Rue Lepic 54, quella stessa strada in cui aveva alloggiato pochi anni prima, al numero 50, Edgar Degas. Della casa dei fratelli Van Gogh non resta quasi nulla. Oggi, infatti, anche la targa che segnalava fino a qualche anno fa la loro permanenza nell’appartamento è sparita, sebbene se ne intuisca ancora la presenza alla sinistra del portone blu. Di fatto, sono riuscita a trovare l’appartamento solo grazie a Google Maps e informandomi qua e là.

10. Le Consulat

Ho volutamente lasciato ala fine questo angolo di Montmartre essendo talmente iconico e conosciuto che, forse, non ha neanche bisogno di presentazioni. Si tratta del ristorante “Le Consulat”, in Rue Norvins 18, un vero e proprio simbolo del quartiere, quasi al pari del Sacro Cuore.

Le Consulat

Siamo a due passi da Place du Tertre, la piazza degli artisti. È quindi impensabile che si possa scattare delle foto senza che vi sia qualcuno davanti, in fila all’ingresso o seduto a uno dei suoi tavoli.

Un tempo qui erano soliti riunirsi artisti come Picasso, Monet, Van Gogh, Sisley, Toulouse-Lautrec e altri, i quali avevano scelto di stabilirsi sulla collina, assicurando così la fama e il futuro a questo ristorante.

Molti lo ricordano anche come una delle location del film Tutti dicono I love you di Woody Allen, che – a quanto pare – deve avere una vera e propria cotta per Parigi e per Montmartre nello specifico, visto il raddoppio fatto nel 2011 con Midnight in Paris.

Ad ogni modo, per uno scatto perfetto e senza passanti, l’ideale è venire al mattino presto oppure la sera dopo la chiusura. Bonne chance!

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